23. 08. 2012 Arianna Cunaccia Non categorizzato

Hard Disk genetici

Musica, film, documenti, libri, intere enciclopedie – con l’era digitale e  soprattutto con l’avvento di internet ormai tutto viene archiviato, salvato in  formato digitale e poi trasmesso anche in rete. Avete mai pensato quanto spazio  dovrà essere impiegato per poter contenere tutte queste informazioni? Aree e  aree di sale server per l’archiviazione di dati.

Ieri mi sono imbattuta in un articolo alquanto interessante il cui titolo diceva “Da Harvard il primo hard disk genetico: i libri si potranno salvare nel  Dna”. Proprio così… i dati potranno essere salvati sul DNA. Il centro di  ricerca di Harvard è riuscito a salvare un intero libro in DNA dimostrando che i dati possono essere salvati utilizzando le molecole.

Le mie reminiscenze  scolastiche mi hanno subito portato a pensare al DNA, alla forma elicoidale  della molecola e al linguaggio AGCT (adenina, guanina, cistosina e tinina) utilizzato per la trasmissione delle informazioni a livello genetico. Ciò che fino ad ora pensavo servisse solamente per lo sviluppo ed il corretto funzionamento della maggior parte degli organismi viventi, viene ora utilizzato in ambito tecnologico. Non per clonazioni e trasformazioni genetiche ma semplicemente  per salvare dei dati.

Sappiamo che l’informazione digitale viene salvata in  codice binario ovvero serie di 0 e 1, mentre il DNA è quaternario. La conversione di  un codice binario in uno quaternario e vicenversa è facilmete fattibile. Ogni informazione che può  essere salvata su un comune hard disk può quindi anche essere scritta su un  filamento di DNA. George Church, membro del team di ricerca di Harvard è infatti riuscito a decodificare un libro di 5.27 MB in DNA. Gli studi hanno dimostrato  che in un solo grammo di DNA possono essere archiviati fino a 700TB di dati,  che sono anche più persistenti e sicuri rispetto a quelli di un normale hard disk.

Sorge quindi spontaneo domandarsi dove ci porterà questa nuova scoperta tecnologica. Riusciremmo a portare con noi intere enciclopedie, proprio sotto la nostra pelle? O visto che i dati forse riusciranno ad avere una maggiore capacità di memorizzazione verrà tutto sorvegliato per poi essere archiviato? Esisterà ancora il concetto di privacy o tutto verrà trasmesso ai posteri?

Se vi siete incuriositi e volete approfondire l’argomento potete leggere l’articolo “Da  Harvard il primo hard disk genetico: i libri si potranno salvare nel Dna”  da Il Sole 24 Ore.

Arianna Cunaccia

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